Produrre Biogas in casa, con un digestore messo in cucina e alimentato con i propri scarti umidi: ecologico, sostenibile, conveniente.
Dal Blog di Federico Valerio
Vi ricordate "Ritorno al futuro"? Il divertente film a tre episodi, in circolazione nelle sale alla fine degli anni ottanta, dove sono narrate le incredibili avventure indotte dall'incauto uso di una macchina del tempo?
Nell'episodio ambientato nel 2015, Emmett Brown, lo scienziato che ha ideato la macchina, a corto di carburante, rovista nel cestino dei rifiuti, trova una buccia di banana, la mette ne serbatoio della sua auto e questa riparte come una scheggia grazie alla materia ( la buccia di banana) trasformata in energia.
Ebbene , senza aspettare il 2015, già oggi c'è chi usa proprio una buccia di banana per produrre energia.
A dir la verità, oltre alla buccia di banana, usa anche qualche buccia di papaya, un pò di tortillas secca e qualche altro scarto e con questo "combustibile" ogni giorno, senza effetti speciali, accende il fuoco e fa da mangiare per tutta la famiglia (tre persone).
Dal nome esotico dei "combustibili" avete certamente capito che non siamo in Italia; in effetti questa singolare conversione energetica avviene nel Guatemale, nella piccola città di San Juan Alotenango- Sacatepequez . Questo nome può sembrare inventato ma, credetemi, la storia che vi sto raccontando non è un nuovo romanzo di Marcquez, ma è proprio vera.
Dietro a questo racconto c'è l'Università del Guatemala che ha deciso di dare una risposta operativa ai fabbisogni energetici dei villaggi guatemaltechi e in questo paesino ha realizzato le prime quattro cucine a biogas, alimentate dagli scarti di cucina di altrettante famiglie che per prime hanno aderito al progetto.
Il digestore è fatto da una tanca di polietilene da 750 litri con all'interno (capovolta) una tanca di diametro più piccolo, da 450 litri, che funge da gasometro in quanto si alza e si abbassa, in base al biogas prodotto.
La tanca principale contiene 300 litri di letame di mucca sciolti in circa 600 litri di acqua in cui sono stati aggiunti i microorganismi che fanno il piccolo miracolo energetico di trasformare la banana in metano.
Ogni giorno, si raccolgono tutti gli scarti di cucina, circa mezzo litro, si aggiunge 250 centimetri cubi di acqua e con un frullatore si fa una bella pappetta, si aggiungono altri 750 cc di acqua e il tutto si versa nel digestore. Un pari volume di fango digerito ( 1500 cc, un litro e mezzo) esce dal digestore ed è raccolto con cura perchè è un ottimo fertilizzante da usare nell'attiguo orto.
Quando si deve far da mangiare, si apre la valvola del gas, si accende il fuoco e la famigliola ha disposizione i cento litri di metano che gli servono ogni giorno per cuocere la pasta, prodotto dai 200 grammi di scarti giornalieri che erano stati messi nel digestore qualche decina di giorni prima.
Un primo bilancio di questa esperienza.
Gli impianti funzionano senza inconvenienti, sulla bolletta del gas le famiglie risparmiano circa 100 dollari all'anno, quindi anche senza gli attuali incentivi, l'impianto si paga dopo due anni e mezzo di attività , visti gli ottimi risultati altre famiglie vogliono passare al biogas autoprodotto.
Ci sono poi i vantaggi ambientali: tutto quello che prima era un rifiuto da smaltire ( l'umido putrescibile) è diventata una risorsa a rifiuti zero; per gli orti non sono più necessari concimi chimici e anche la foresta ringrazia, sia per la minore richiesta di legna da ardere, sia per il minor rischio di incendi; la separazione dell'umido si porta dietro anche la separazione e la raccolta differenziata degli altri scarti, che anche in questi remoti villaggi si comincia a fare.
Unico problema, gli odori per niente gradevoli al momento della prima carica di letame e al momento della produzione del primo biogas. Comunque, passato questa prima fase, neanche questo è più un problema in quanto, a regime, la combustione del biogas è inodore.
Un modello di sviluppo da paesi sotto sviluppati? Vedremo! Quello che vi posso dire è che in India, nei nuovi condomini, nei giardini sotto casa ci sono già biodigestori condominiali che funzionano nello stesso modo. Non è uno sfizio ecologista dei condomini ma le scelte obligatorie del piano regolatore.
A quando nei nostri paesi avanzati e spreconi?Se qualcuni di voi vuole approfondire l'argomento e magari autocostruirsi o comprare il biodigestore da giardino il sito è www.arti-india.org
NEW: Visita il blog sulle applicazioni per Smartphone e iPhone su Facebook: Bluzz Mobile Services ed il sito Bluzz
- Visita il Social Network "La Fabbrica Delle Idee" e iscriviti se ti va http://fabbricadelleidee.ning.com/
mercoledì 23 aprile 2008
Produrre Biogas in casa
Pubblicato da
Atomic Dandy
alle
02:08
5
commenti
domenica 9 marzo 2008
Energia - Scambio sul posto
E' estesa a tutte le forme di energia rinnovabili (biomasse, eolico ecc.) ciò che una volta era prerogativa del solo fotovoltaico: cedere energia elettrica alla rete, pagando solamente il conguaglio per i consumi reali
L’Autorità per l’energia elettrica e il gas comunica le novità in materia di produzione e vendita di energia elettrica da parte di piccoli impianti privati. Si intende promuove l’autoproduzione attraverso impianti di piccola taglia
L’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha approvato un provvedimento per la promozione dell’autoproduzione di energia elettrica da piccoli impianti alimentati da fonti rinnovabili con potenza fino a 20 kW. L’Autorità conclude così gli adempimenti di propria competenza previsti dal decreto legislativo n. 387/03 per la promozione e lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
L’Autorità, in attuazione di quanto disposto per lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia dal decreto legislativo n.387 del 29 dicembre 2003, ha previsto la possibilità di cedere alla rete elettrica locale la produzione da fonte rinnovabile di impianti di potenza non superiore a 20 kW e di prelevare dalla stessa rete, i quantitativi di elettricità nelle ore e nei giorni in cui gli impianti rinnovabili non sono in grado di produrre; tutto ciò pagando solo la differenza, su base annua, tra i consumi totali del cliente e la produzione del suo piccolo impianto. Tale meccanismo, definito “scambio sul posto‿, era già in vigore fin dal 2000 per l’energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici, e viene ora esteso alla produzione di tutte le altre fonti rinnovabili (come l’eolico, il mini-idro, etc.), oltre che ai clienti del mercato libero.
Il servizio di “scambio sul posto‿ si applica nei casi in cui i punti di immissione e di prelievo dell’energia elettrica scambiata coincidono e sia quindi possibile effettuare un saldo netto su base annuale (net metering) tra le immissioni in rete dell’energia elettrica prodotta da detti impianti e i prelievi di energia elettrica dalla stessa rete. Ciò permette ai clienti finali, sia del mercato vincolato sia del mercato libero, di utilizzare l’energia “autoprodotta" a copertura dei propri fabbisogni.
Con il servizio di “scambio sul posto‿ la remunerazione dell’investimento relativo all’impianto avviene attraverso l’acquisto “evitato" di energia elettrica, per la quota connessa alla produzione dell’impianto, nell’ambito del normale contratto di fornitura. Eventuali altri incentivi per la produzione da fonti rinnovabili non sono quindi correlati ai prezzi di ritiro dell’energia prodotta e immessa in rete, ma sono associati a specifiche misure, come eventuali contributi in conto capitale, misure specifiche alla tipologia di fonte ecc.
Il provvedimento sullo scambio tiene anche conto del recente decreto ministeriale 6 febbraio 2006 concernente ulteriori misure sulla produzione fotovoltaica.
Preleva il testo della Delibera n. 28/06
Pubblicato da
Atomic Dandy
alle
10:55
0
commenti
Mini eolico incentivato
"riportato da http://qualenergia.it/view.php?id=428&contenuto=Articolo"
Una lettera del Kyoto Club ai Ministri competenti per una efficace valorizzazione della tariffa incentivante per l'eolico di piccola taglia, nell'ottica di un futuro "conto energia" per gli impianti rinnovabili sotto il megawatt
L'obiettivo di valorizzare gli impianti di piccola taglia (sotto il megawatt di potenza) ha portato a definire nella proposta di emendamento all'articolo 1 bis al Disegno di Legge 691, ancora da discutere in Senato, una tariffa fissa, una sorta di conto energia, anche per altre tecnologie, in sintonia con quanto fatto per il fotovoltaico.
Il progetto, del quale abbiamo già parlato nel portale, è apprezzabile soprattutto per una maggiore diffusione della generazione distribuita e per una crescita industriale del comparto, ma per specifici casi la modulazione della tariffa incentivante andrebbe definita con maggiore attenzione per valorizzare appieno le potenzialità delle tecnologie. E' il caso dell'eolico di piccola taglia.
A questo proposito rendiamo pubblica una lettera del Kyoto Club, a firma di Mario Gamberale (coordinatore del Gruppo di Lavoro del KC), inviata lo scorso luglio al Ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, e al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio che argomenta come sia piuttosto modesta la tariffa proposta per l'eolico di taglia fino a 100 kW di potenza (vedi anche articolo "Mini eolico a rischio).
--- --- ---
Gentili Signori Ministri,
innanzitutto vorrei esprimere l’apprezzamento del Kyoto Club per il lavoro che il Governo e le Commissioni parlamentari stanno svolgendo in merito agli emendamenti proposti al DDL 691 in tema fonti rinnovabili.
Per i piccoli impianti il passaggio dal meccanismo dei certificati verdi a un approccio con tariffa incentivante dedicata è fondamentale al fine di semplificare una volta per tutte il meccanismo e dare un quadro di promozione chiaro per le piccole taglie.
Vi segnalo tuttavia, a nome dei soci del Kyoto Club che promuovono la tecnologia eolica di piccola taglia, che l’incentivo proposto (22 €cent/kWh omnicomprensivo) è insufficiente per promuovere efficacemente gli impianti di taglia inferiore ai 100 kW. Esso peggiora il contributo rispetto al meccanismo dei certificati verdi e crea una disparità di trattamento rispetto ad altre fonti (ad esempio il fotovoltaico) e agli impianti di taglia più grande.
Ciò è evidente se si confronta la redditività del meccanismo per impianti di taglia diversa: con i certificati verdi e la vendita dell’energia in rete un impianto di grande taglia multimegawatt ha tempi di ritorno economico di circa 4,5 anni (1.800 ore equivalenti, CV 12,5€cent/kWh + vendita energia a 7 €cent/kWh, prezzo chiavi in mano più gestione) contro i 6,5 anni del microeolico (1.000 ore equivalenti, CV pari a 22-25 €cent kWh + 9,5 €cent tariffa amministrata, prezzo chiavi in mano più gestione).
Introdurre una tariffa a 22 €cent/kWh per un impianto di taglia inferiore ai 100 kW vuol dire peggiorare l’incentivo rispetto al precedente meccanismo del 40% e portare i tempi di ritorno a circa 15 anni.
Tale approccio appare inspiegabile soprattutto alla luce di quanto il Governo e il Parlamento hanno definito per il fotovoltaico con il DM 19 febbraio 2007, che ha viceversa potenziato l’incentivo per i piccoli impianti rispetto alle grandi taglie introducendo un valore della tariffa dell’80% più elevato per i piccoli impianti integrati negli edifici rispetto ai grandi impianti a terra.
Si chiede, pertanto, di voler rivedere il valore della tariffa almeno bilanciandola con quanto accordato alle grandi taglie e garantendo un tempo di ritorno equivalente: se oggi si volesse estendere ai piccoli impianti eolici i 4,5 anni di tempo di ritorno economico di cui godono i grandi impianti sarebbe necessario attribuire una tariffa incentivante compresa tra i 40 e 45 €cent/kWh.
Se tale obiettivo di tariffa non fosse ritenuto accettabile si segnala che una tariffa inferiore a quanto garantito dal precedente meccanismo di incentivazione (32-35 €cent/kWh) paralizzerebbe il potenziale mercato del minieolico oggi relegato a poche decine di impianti realizzati; sarebbe un serio errore di politica industriale in uno dei pochi settori del “mondo delle rinnovabili” dove è presente un nascente presidio tecnologico italiano (in tutta la filiera produttiva) che se opportunamente incentivato potrebbe garantire una crescita importante del settore con tutte le ricadute occupazionali e di indotto del caso.
Si propone pertanto di introdurre nel DDL 691 in discussione al Senato una tariffa dedicata agli impianti eolici di taglia inferiore ai 100 kW prevedendo una tariffa unica pari a 35 €cent/kWh. Nell’attuale fase di discussione al Senato l’emendamento proposto può essere formulato soltanto da parte del Governo.
Certi dell’attenzione che vorrete riservare alla tematica proposta si inviano i migliori e più cordiali saluti.
Mario Gamberale
Coordinatore Gruppo di Lavoro "Fonti Rinnovabili" del Kyoto Club
26 settembre 2007
Pubblicato da
Atomic Dandy
alle
10:41
0
commenti
sabato 3 novembre 2007
Riciclando s'impara
Il Conai si occupa di Riciclo dei Materiali; ho letto un po' di cose sul sito, che mi sembrano interessanti. Il sito è: http://www.education.conai.org/accessibile/index.p- hp
Di seguito vi copio una cosa interessante: le proposte Conai per favorire la conoscenza del processo di Riciclo dei rifiuti, attraverso delle iniziative, anche ludiche, da proporre alle scuole.
PROPOSTA N. 1 - Compilazione della carta di identita’ dell’imballaggio
Dopo aver trattato in classe le varie tipologie dei materiali di imballaggio (alluminio,acciaio,carta, legno,vetro, plastica), si inviteranno gli alunni a compilare la carta di identità di ciascuno di essi.
Esempio: ALLUMINIO
Luogo e data di nascita: Danimarca 1825
Genitori: il fisico Oersted
Caratteristiche: leggero,durevole,atossico,igienicamentesicuro,buon- conduttore termico
Professione: (Impiego negli imballaggi) "impiegata" come contenitore di alimenti, prodotti per l’igiene personale,tappi per bottiglie,lattine per bibite,coperchi per yogurth, etc.
Nuovo impiego: (Prodotti del riciclo) l’alluminio riciclato viene utilizzato nell’edilizia,nella meccanica, per oggetti casalinghi,etc.
PROPOSTA N. 2 - Analisi della quantità e qualità degli imballaggi utilizzati in famiglia / a scuola / in un’ attività produttiva o commerciale.
Gli alunni, dopo avere acquisito il concetto di rifiuto di imballaggio e di riciclo, riferiranno in classe i dati relativi alla quantità di imballaggi separati in casa, in una settimana tipo. Compileranno la scheda di raccolta dati per alunno e per classe. Seguirà una fase di valutazione con discussione sulla quantità e qualità di quanto è stato separato e può essere riciclato.
PROPOSTA N. 3 - La qualità della raccolta
Dopo avere acquisito le conoscenze relative alle tipologie di imballaggio, si richiede ai ragazzi di portare a scuola gli imballaggi puliti e separati in casa nella settimana tipo. Gli imballaggi saranno suddivisi per tipologia (acciaio, alluminio carta, legno, plastica, vetro) in modo da verificare la correttezza della suddivisione.
Si può stabilire una graduatoria tra gli alunni sulla qualità della differenziazione.
PROPOSTA N. 4 - Indagine sulla raccolta differenziata nel proprio territorio
Verranno elaborati, insieme agli allievi, dei questionari/interviste da rivolgere all’Assessore competente del Comune di appartenenza, alla società di raccolta urbana, agli altri enti / autorità coinvolte nell’area (Regione, Provincia, Autorità di bacino, ARPA-Azienda Regionale Protezione Ambientale).
I risultati dei questionari/interviste possono essere rappresentati con elaborazioni informatiche o multimediali dei dati raccolti (in foglio elettronico, con istogrammi, con tecniche fotografiche, etc.).
PROPOSTA N. 5 - Elaborazione di un questionario sul comportamento dei cittadini nei confronti della raccolta differenziata.
Verrà impostato insieme agli alunni, un questionario per ogni tipo di imballaggio con l’obiettivo di rivelare il comportamento dei cittadini nei confronti della raccolta differenziata e il loro grado di soddisfazione verso questo servizio. I ragazzi dovranno distribuire i questionari alle loro famiglie e alle persone a loro vicine (parenti,vicini di casa,etc.).
PROPOSTA N. 6 - Visita agli impianti territoriali di separazione, primo trattamento e/o di riciclo
Visita guidata ad un impianto di separazione, primo trattamento e riciclo o ad un’industria di lavorazione degli imballaggi (cartiera, vetreria, azienda di acqua minerale con processo di riutilizzo del PET, fonderia, acciaieria, mobilificio). I ragazzi dovranno realizzare una scheda di rilevazione dei dati, sulla base della traccia indicata nelle schede operative. Qualora non ci siano le condizioni per la visita agli impianti, potrà essere proposta la visione dei filmati dei Consorzi di filiera che presentano il ciclo completo dell’imballaggio, da rifiuto a nuovo prodotto. In questa seconda ipotesi si suggerisce di far preparare dai ragazzi una nuova scheda per la rilevazione delle informazioni.
PROPOSTA N. 7 - Progettazione di una campagna di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata rivolta ai cittadini
Sulla base delle conoscenze acquisite, si può coinvolgere i ragazzi nella realizzazione di una campagna di sensibilizzazione che trasferisca ai cittadini l’importanza di raccogliere e dividere i rifiuti in modo corretto. La campagna dovrà inoltre comunicare il valore ambientale, sociale ed economico di un comportamento virtuoso rispetto al problema dei rifiuti. Per la realizzazione della campagna si potrà scegliere di utilizzare ‘mezzi’ diversi: depliant, manifesti, spot TV o radio, animazioni, teatro di strada, e così via.
Importante è la chiarezza del messaggio e la sua efficacia.
PROPOSTA N. 8 - Rilievo dei punti di raccolta differenziata nel territorio
Si propone l’individuazione nella pianta del quartiere, del Comune o della Provincia, dei punti di raccolta differenziata. Un’indagine successiva potrebbe essere condotta, insieme all’Azienda che si occupa della raccolta per il Comune, sulla efficienza e la funzionalità del servizio, approfondendone i suoi andamenti e il rapporto qualità/quantità, rispetto ad esempio, a specifici periodi temporali (giorni/mesi/festività,etc.).
PROPOSTA N. 9 - In attesa della raccolta differenziata
Nel caso la scuola si trovasse in un territorio dove non è ancora in funzione il servizio di raccolta dei rifiuti, potrebbe essere utile, tenendo conto delle informazioni fin qui raccolte, impostare, insieme ai ragazzi, questionari che rilevino quanti sono i rifiuti da imballaggio che ogni famiglia elimina per settimana. I risultati dovranno essere elaborati in modo da quantificare quante risorse vengono sprecate non facendo la raccolta differenziata , ma avviando semplicemente i rifiuti alla discarica, e quali sono le conseguenze in termini ambientali per il proprio territorio.
PROPOSTA N. 10 - Separiamo, ricicliamo, recuperiamo... a colori
I ragazzi, prendendo spunto da quanto hanno imparato sul tema, potranno essere sollecitati a rappresentare creativamente, utilizzando il disegno o la pittura, le ragioni per cui la raccolta differenziata, il recupero e il riciclo sono importanti per la salvaguardia dell’ambiente.
PROPOSTA N. 11 - Riciclo: un mondo fantastico
Si suggeriscono alcune attività creative per lo sviluppo dell’abilità manuale, a scopo ludico, o di verifica delle conoscenze tecnico scientifiche. Le esercitazioni indicate si possono realizzare sia a livello individuale, sia in gruppo:
come ottimizzare la separazione (schiacciare e sciacquare gli imballaggi, separare i tappi,togliere le etichette e le parti di materiale diverso, ecc.) con attività di simulazione e progettazione di metodi;
scrittura creativa: a partire da una coppia di termini apparentemente lontani o "estranei" (Es. imballaggio-scuola; imballaggio-treno; imballaggio-amicizia…) comporre un testo libero o teatrale;
allestire una mostra di imballaggi vecchi e nuovi;
ideare un nuovo tipo di contenitore che sia pratico, funzionale, economico, e bello;
le 10 azioni fondamentali per favorire il recupero e il riciclo dei rifiuti da imballaggio. Identificare delle possibili soluzioni per ridurre la quantità di imballaggi utilizzati;
proposte per un riutilizzo creativo, a livello domestico (utilità, gioco, fai da te, etc.),degli imballaggi già utilizzati;
individuazione, nel proprio quotidiano, di prodotti realizzati con materiali di riciclo, quindi ecosostenibili;
produzione di brevi storie ecologiche che si prestino a finali diversi, con una morale scritta dagli alunni e da loro illustrata (disegni, fotografie, collages, composizioni con i materiali, etc.);
concertino degli imballaggi: creazione di strumenti "musicali" a partire dagli imballaggi, realizzando anche uno "spartito" musicale
Pubblicato da
Atomic Dandy
alle
04:04
0
commenti
sabato 13 ottobre 2007
Gli schiavi del call center
Abstract: una veloce panoramica della situazione degli impiegati dei Call Centre, che ormai tutti subiamo per le reiterate telefonate, nel corso del giorno e della notte, nel tentativo di venderci un qualsiasi prodotto telematico, estorcendoci un si a telefono, anche inconsapevole, che in Italia sembra abbia valore vincolante di contratto. Tutto per sbarcare il lunario. Nell'attesa di porre l'attenzione verso il fenomeno cercando di portare avanti una proposta per risolverlo, dato che crea problemi ai precari ed agli utenti sottoposti a questo continuo bersagliamento telefonico, riporto un articolo che descrive un libro di Beppe Grillo sul tema.
Beppe Grillo decide di raccontare sul suo blog l'Italia dei precari: milioni di ragazzi venti-trentenni, diplomati e laureati, a volte in nero, quasi sempre con contratti a termine, autonomi o dipendenti, con paghe da fame, senza formazione né futuro.
Lo fa con un libro autoprodotto, che si può comprare solo on line sul suo blog, per poco più di otto euro, disponibile anche in versione digitale gratis sullo stesso sito.
Uno dei capitoli più interessanti è Piange il telefono: dedicato ai precari dei call center, la cui sorte in parte sta cambiando grazie ad accordi sindacali di stabilizzazione in contratti a tempo indeterminato, per effetto della circolare Damiano, ma che rimane uno dei settori lavorativi in cui sfruttamento, stress e dequalificazione sono più presenti.
Alcune testimonianze sono decisamente illuminanti della realtà dei Call Center italiani tipo "Aspettando una telefonata": "Nei call center non si impara un mestiere. Non si costruisce il proprio futuro. Si sta in attesa che il telefono squilli. Oppure che qualcuno risponda, e si faccia convincere ad attivare linee, a comprare prodotti, sottoscrivere abbonamenti. E la flessibilità d'orario comincia presto ad andare in un'unica direzione. Se in sei ore non si guadagna abbastanza per poter sopravvivere, si resta seduti per sette, otto, nove ore. Si fa richiesta per il doppio turno. E nonostante ciò non si costruisce nulla".
"Il futuro resta un discorso ancora da affrontare. Ma non oggi. Oggi bisogna chiamare. Vendere. Capita talvolta, a taluni fortunati, di ricevere un vero stipendio, una busta paga che c'è per tre, quattro mesi. E poi, chissà? E poi puoi restartene a casa perché il contratto è scaduto. A cercare lavoro, sperando di trovare l'impiego per il quale anni di studio sono stati investiti. E finire in un altro call-center".
"Ho la fortuna di aver finalmente trovato un impiego vero, ma vedo mia moglie, e molti altri miei amici arancare fra una cornetta e l'altra. Si capisce questo quanto si parla di precarietà? Che non si tratti di cambiare semplicemente lavoro ogni tanto, ma di lavorare spesso praticamente gratis, chiusi in cubicoli alienanti innanzi a un Pc?"
Scheda
Titolo: Schiavi moderni
Autore: a cura di Beppe Grillo
Editore: Studio Casaleggio
Prezzo: 8,90 euro
Pubblicato da
Atomic Dandy
alle
10:06
0
commenti
sabato 29 settembre 2007
Il business dell'acqua
IL BUSINESS DELLE ACQUE MINERALI
ACQUA IN BOTTIGLIA: LISCIA, GASSATA E QUASI GRATIS
Ma com'è possibile che in un paese noto fin dall'antichità per le sue fonti il 98,2 degli abitanti compri l'acqua imbottigliata almeno una volta l'anno? «E' nata prima la domanda o l'offerta?» In realtà il boom della minerale è stato costruito lentamente, a scapito di un sistema pubblico di gestione e di controllo delle acque di tutto rispetto. Prima di tutto sono stati tagliati i fondi destinati alla manutenzione pubblica, poi si è passati all'assalto del fronte mediatico, essenziale per riuscire a convincere gli esquimesi a pagare la neve.
Ci sono voluti vent'anni ma il risultato è eccezionale: più della metà della popolazione italiana non beve l'acqua del rubinetto ed è disposta a riempirsi la casa di bottiglie, che vanno poi a riempire le discariche, pagando la minerale dalle 300 alle 600 volte più di quella dell'acquedotto. Strano perché, in genere, i cittadini sono sensibili al portafoglio. Ma gli spot sono stati così efficaci che ormai niente sembra distoglierli dalla convinzione che l'acqua del rubinetto sia veleno. Non credono agli amministratori né all'Organizzazione mondiale della sanità che, in un rapporto del '99, non si capacitava del fatto che «benché l'acqua sia disponibile e di buona qualità (...) solo il 47 per cento delle famiglie italiane intervistate dichiara di bere l'acqua del rubinetto».
La legislazione italiana ha parametri molto restrittivi per l'acqua di rubinetto (circa 200) e più generosi (solo 48) per l'acqua minerale (vedi tabelle). Dunque l'acqua di casa è più sicura. E più trasparente: sulle etichette non c'è traccia delle 19 sostanze che dovrebbero essere controllate molto attentamente, come arsenico, cadmio, nichel, cromo trivalente e nitrati. Quanto ai nitrati, la legge dice che per i neonati l'acqua non può contenere una concentrazione di nitrati superiore a 50 mg/l, ma dice anche che se ne contiene fino a 10 mg/l il produttore può spacciarla come «particolarmente adatta per la prima infanzia». Significa solo che è inquinata, ma meno delle altre.
Eppure gli italiani vantano il primato mondiale dei consumi di acqua minerale: 182 litri all'anno a testa (260 euro di spesa per famiglia). Complessivamente sono più di 11 miliardi di litri (con un’impennata dell’8,2% sul 2002) prelevati quasi gratuitamente da 180 fonti pubbliche e imbottigliati a prezzi esorbitanti con oltre 280 marche: un metro cubo di acqua potabile costa 43 centesimi di euro, un metro cubo di minerale tra 300 e 500 euro.
Il 70 per cento del mercato è in mano a poche multinazionali: Nestlè (26% con Pejo, Lievissima, San Pellegrino, Panna, Recoaro,..), Danone (9% con Ferrarelle, Vitasnella, Sant’Agata,..), San Benedetto (19% con Guizza, Nepi, San Benedetto,..) e Co.ge.di (8% con Uliveto e Rocchetta).
I costi di produzione sono minimi perché lo sfruttamento delle fonti demaniali avviene con il sistema delle concessioni pubbliche da cui lo Stato, in base ad un decreto regio del 1927, ricava pochi spiccioli. Quel che è più grave è che oltre l'80 per cento delle acque minerali è imbottigliato in contenitori di plastica e i costi dello smaltimento ricadono sulle Regioni e sui Comuni, che in definitiva spendono più di quanto incassano. A conti fatti, le imprese delle acque minerali pagano la materia prima meno della colla per l'etichetta.
Le carte della Regione Lombardia, la regione con più fonti, parlano chiaro: fino al 2003 le industrie pagavano l'acqua appena 0,003 lire al litro, cento volte meno di quello che un normale cittadino paga l'acqua del rubinetto. Il quadro normativo dice che le risorse idrominerali sono un bene pubblico, fanno parte del patrimonio indisponibile della regione e il loro uso deve essere improntato all'interesse pubblico. E allora non si capisce come sia possibile che in calce alle concessioni «regalate» ad alcune famose minerali figuri la scritta perpetua: significa che alcune multinazionali possono accumulare miliardi vendendo l'acqua di tutti, per sempre, come la San Pellegrino (Nestlé), una delle acque più famose nel mondo, che fino al 2002 pagava 5 milioni e 270 mila lire all'anno per la concessione; e fanno quasi impressione i 33 milioni e 464.500 lire all'anno sborsati per imbottigliare la Levissima (ancora Nestlé). In Lombardia qualcosa di buono è stato fatto infatti oltre al tradizionale canone stabilito sulla base dell'estensione dell'area di concessione è stato imposto un importo proporzionale alla quantità di acqua imbottigliata.
Una lira al litro la tassa; fatti i conti, se nel 2001 la Lombardia incassava dalle industrie la miseria di 260 milioni di lire l'anno, da luglio 2003 incassa 1 milione e mezzo di euro. Una miseria comunque. Tanto più che oggi le industrie pagano alla Regione solo l'acqua imbottigliata (3 miliardi di litri) senza sborsare 1 euro per gli altri 7 miliardi sprecati nelle fasi di lavorazione.
Ecco alcuni dati sui canoni regionali per concessioni di acque minerali:
Ogni regione ha una normativa ad hoc per la disciplina del settore delle minerali sul proprio territorio e stabilisce autonomamente le tariffe. L’adeguamento dei canoni sulla base degli indici Istat è adottato ogni biennio o triennio, con provvedimento amministrativo.
Basilicata: 51,60 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 5160 euro) più 0,30 euro a mc di acqua imbottigliata
Campania: 32,87 euro per ettaro in concessione
Emilia Romagna: 10,33 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 774,69 euro)
Lazio: 61,97 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 2.580 euro)
Liguria: 5,01 euro per ettaro in concessione
Lombardia: 25,00 euro per ettaro in concessione più un “diritto proporzionale alla quantità di acqua imbottigliata” di 0,51 euro ogni mc di imbottigliato
Piemonte: 20,65 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 2.582,28 euro)
Sardegna: 32,10 euro per ettaro in concessione
Toscana: 63,50 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 3.167 euro)
Umbria: 50,00 euro per ettaro in concessione più un diritto annuo commisurato alla quantità di acqua imbottigliata di 0,50 euro ogni mc di imbottigliato
Molto altro resta da fare. Far pagare il prelevato e non solo l'imbottigliato, abrogare le concessioni perpetue, adottare norme antitrust e disincentivare l'utilizzo delle bottiglie di plastica (in Lombardia si vendono 562 milioni 891.000 bottiglie di vetro contro 1 miliardo 936.410 bottiglie di plastica). E' assurdo poi che lo smaltimento di tanta plastica sia a carico della collettività: la Regione Lombardia nel 2001 ha sborsato 50 miliardi di lire per smaltire bottiglie di plastica. Vuol dire che i soldi delle concessioni delle fonti non bastano neppure per pagare un decimo di quanto occorre per liberarsi dei vuoti (5 miliardi di bottiglie ogni anno, che arrivano sui punti vendita con 280 mila viaggi su Tir). E chissà cosa direbbero i consumatori se sapessero che esistono acque così scadenti che ci sono aziende produttrici di plastica che acquistano le fonti solo per vendere le bottiglie.
Pubblicato da
Atomic Dandy
alle
06:40
2
commenti
martedì 25 settembre 2007
La Casta
Questo lettera esula nei contenuti da quelli proposti nel blog, ma ho ritenuto di pubblicarla per tenerne traccia. La politica non è estranea alla tecnologia ed all'ambiente, in quanto soprattutto in Italia, le influenza. Pertanto pubblico questa lettera da me inoltrata a Clemente Mastella nel suo blog: http://clementemastella.blogspot.com/ ; non so se verrà pubblicata, pertanto ne pubblico io copia.
Salve.
da un po' sono incuriosito dal fenomeno dei blog, e da Beppe Grillo. Riguardo quest'ultimo, ciò non significa che ne condivida i modi, ma i contenuti della sua protesta hanno delle basi reali. Pertanto sono convinto che un politico che voglia interpretare quel che pensano i cittadini debba valutare il fenomeno al di la dei toni, nella sostanza, ed agire di conseguenza. Un'azione efficace non è difendersi dagli attacchi, nei blog ed in tv, ma è affrontare poche questioni concrete che diano il chiaro sentore che si tiene in conto della stanchezza dell'opinione pubblica, e che si vogliono dare risposte simboliche e sostanziali chiare. Poche cose, vogliamo elencarle?
- riduzione degli stipendi ai parlamentari, anche europei. Non è facile? i regolamenti? beh, allora cominciamo da subito: spontaneamente, ogni parlamentare, doni a una no-profit il 50% dello stipendio. Ogni mese, in attesa della legge.
- i rappresentanti degli enti locali, delle comunità montane, non vogliono ridurre la loro indennità? bene. Anche per loro, donazioni volontarie. Chi non lo fa viene sospeso, nel frattempo, dal partito di appartenenza.
E cosi via. Se la legge è lenta ad essere redatta, promulgata, allora si proceda per azioni volontarie ed individuali, e ci saranno tanti blog a pubblicizzare questi politici che dimostrano di voler cambiare. indipendentemente dalla loro appartenenza.
Cordiali saluti.
Pubblicato da
Atomic Dandy
alle
01:47