Il Blog "Un Sogno nel Cassonetto" si propone di pubblicare commenti e referenze di tipo quantitativo e di taglio scientifico rispetto alle tecnologie che si ritiene di maggior impatto nel prossimo futuro. Le tecnologie analizzate si limiteranno prevalentemente agli ambiti ICT (Information and Communication Technology) Energia e Ambiente, nelle sue varie declinazioni ed accezioni.

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sabato 3 novembre 2007

Riciclando s'impara

Il Conai si occupa di Riciclo dei Materiali; ho letto un po' di cose sul sito, che mi sembrano interessanti. Il sito è: http://www.education.conai.org/accessibile/index.p- hp

Di seguito vi copio una cosa interessante: le proposte Conai per favorire la conoscenza del processo di Riciclo dei rifiuti, attraverso delle iniziative, anche ludiche, da proporre alle scuole.



PROPOSTA N. 1 - Compilazione della carta di identita’ dell’imballaggio

Dopo aver trattato in classe le varie tipologie dei materiali di imballaggio (alluminio,acciaio,carta, legno,vetro, plastica), si inviteranno gli alunni a compilare la carta di identità di ciascuno di essi.

Esempio: ALLUMINIO

Luogo e data di nascita: Danimarca 1825
Genitori: il fisico Oersted
Caratteristiche: leggero,durevole,atossico,igienicamentesicuro,buon- conduttore termico
Professione: (Impiego negli imballaggi) "impiegata" come contenitore di alimenti, prodotti per l’igiene personale,tappi per bottiglie,lattine per bibite,coperchi per yogurth, etc.
Nuovo impiego: (Prodotti del riciclo) l’alluminio riciclato viene utilizzato nell’edilizia,nella meccanica, per oggetti casalinghi,etc.


PROPOSTA N. 2 - Analisi della quantità e qualità degli imballaggi utilizzati in famiglia / a scuola / in un’ attività produttiva o commerciale.

Gli alunni, dopo avere acquisito il concetto di rifiuto di imballaggio e di riciclo, riferiranno in classe i dati relativi alla quantità di imballaggi separati in casa, in una settimana tipo. Compileranno la scheda di raccolta dati per alunno e per classe. Seguirà una fase di valutazione con discussione sulla quantità e qualità di quanto è stato separato e può essere riciclato.


PROPOSTA N. 3 - La qualità della raccolta

Dopo avere acquisito le conoscenze relative alle tipologie di imballaggio, si richiede ai ragazzi di portare a scuola gli imballaggi puliti e separati in casa nella settimana tipo. Gli imballaggi saranno suddivisi per tipologia (acciaio, alluminio carta, legno, plastica, vetro) in modo da verificare la correttezza della suddivisione.

Si può stabilire una graduatoria tra gli alunni sulla qualità della differenziazione.


PROPOSTA N. 4 - Indagine sulla raccolta differenziata nel proprio territorio

Verranno elaborati, insieme agli allievi, dei questionari/interviste da rivolgere all’Assessore competente del Comune di appartenenza, alla società di raccolta urbana, agli altri enti / autorità coinvolte nell’area (Regione, Provincia, Autorità di bacino, ARPA-Azienda Regionale Protezione Ambientale).

I risultati dei questionari/interviste possono essere rappresentati con elaborazioni informatiche o multimediali dei dati raccolti (in foglio elettronico, con istogrammi, con tecniche fotografiche, etc.).


PROPOSTA N. 5 - Elaborazione di un questionario sul comportamento dei cittadini nei confronti della raccolta differenziata.

Verrà impostato insieme agli alunni, un questionario per ogni tipo di imballaggio con l’obiettivo di rivelare il comportamento dei cittadini nei confronti della raccolta differenziata e il loro grado di soddisfazione verso questo servizio. I ragazzi dovranno distribuire i questionari alle loro famiglie e alle persone a loro vicine (parenti,vicini di casa,etc.).


PROPOSTA N. 6 - Visita agli impianti territoriali di separazione, primo trattamento e/o di riciclo

Visita guidata ad un impianto di separazione, primo trattamento e riciclo o ad un’industria di lavorazione degli imballaggi (cartiera, vetreria, azienda di acqua minerale con processo di riutilizzo del PET, fonderia, acciaieria, mobilificio). I ragazzi dovranno realizzare una scheda di rilevazione dei dati, sulla base della traccia indicata nelle schede operative. Qualora non ci siano le condizioni per la visita agli impianti, potrà essere proposta la visione dei filmati dei Consorzi di filiera che presentano il ciclo completo dell’imballaggio, da rifiuto a nuovo prodotto. In questa seconda ipotesi si suggerisce di far preparare dai ragazzi una nuova scheda per la rilevazione delle informazioni.


PROPOSTA N. 7 - Progettazione di una campagna di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata rivolta ai cittadini

Sulla base delle conoscenze acquisite, si può coinvolgere i ragazzi nella realizzazione di una campagna di sensibilizzazione che trasferisca ai cittadini l’importanza di raccogliere e dividere i rifiuti in modo corretto. La campagna dovrà inoltre comunicare il valore ambientale, sociale ed economico di un comportamento virtuoso rispetto al problema dei rifiuti. Per la realizzazione della campagna si potrà scegliere di utilizzare ‘mezzi’ diversi: depliant, manifesti, spot TV o radio, animazioni, teatro di strada, e così via.

Importante è la chiarezza del messaggio e la sua efficacia.


PROPOSTA N. 8 - Rilievo dei punti di raccolta differenziata nel territorio

Si propone l’individuazione nella pianta del quartiere, del Comune o della Provincia, dei punti di raccolta differenziata. Un’indagine successiva potrebbe essere condotta, insieme all’Azienda che si occupa della raccolta per il Comune, sulla efficienza e la funzionalità del servizio, approfondendone i suoi andamenti e il rapporto qualità/quantità, rispetto ad esempio, a specifici periodi temporali (giorni/mesi/festività,etc.).


PROPOSTA N. 9 - In attesa della raccolta differenziata

Nel caso la scuola si trovasse in un territorio dove non è ancora in funzione il servizio di raccolta dei rifiuti, potrebbe essere utile, tenendo conto delle informazioni fin qui raccolte, impostare, insieme ai ragazzi, questionari che rilevino quanti sono i rifiuti da imballaggio che ogni famiglia elimina per settimana. I risultati dovranno essere elaborati in modo da quantificare quante risorse vengono sprecate non facendo la raccolta differenziata , ma avviando semplicemente i rifiuti alla discarica, e quali sono le conseguenze in termini ambientali per il proprio territorio.


PROPOSTA N. 10 - Separiamo, ricicliamo, recuperiamo... a colori

I ragazzi, prendendo spunto da quanto hanno imparato sul tema, potranno essere sollecitati a rappresentare creativamente, utilizzando il disegno o la pittura, le ragioni per cui la raccolta differenziata, il recupero e il riciclo sono importanti per la salvaguardia dell’ambiente.


PROPOSTA N. 11 - Riciclo: un mondo fantastico

Si suggeriscono alcune attività creative per lo sviluppo dell’abilità manuale, a scopo ludico, o di verifica delle conoscenze tecnico scientifiche. Le esercitazioni indicate si possono realizzare sia a livello individuale, sia in gruppo:

come ottimizzare la separazione (schiacciare e sciacquare gli imballaggi, separare i tappi,togliere le etichette e le parti di materiale diverso, ecc.) con attività di simulazione e progettazione di metodi;
scrittura creativa: a partire da una coppia di termini apparentemente lontani o "estranei" (Es. imballaggio-scuola; imballaggio-treno; imballaggio-amicizia…) comporre un testo libero o teatrale;
allestire una mostra di imballaggi vecchi e nuovi;
ideare un nuovo tipo di contenitore che sia pratico, funzionale, economico, e bello;
le 10 azioni fondamentali per favorire il recupero e il riciclo dei rifiuti da imballaggio. Identificare delle possibili soluzioni per ridurre la quantità di imballaggi utilizzati;
proposte per un riutilizzo creativo, a livello domestico (utilità, gioco, fai da te, etc.),degli imballaggi già utilizzati;
individuazione, nel proprio quotidiano, di prodotti realizzati con materiali di riciclo, quindi ecosostenibili;
produzione di brevi storie ecologiche che si prestino a finali diversi, con una morale scritta dagli alunni e da loro illustrata (disegni, fotografie, collages, composizioni con i materiali, etc.);
concertino degli imballaggi: creazione di strumenti "musicali" a partire dagli imballaggi, realizzando anche uno "spartito" musicale

sabato 13 ottobre 2007

Gli schiavi del call center

Abstract: una veloce panoramica della situazione degli impiegati dei Call Centre, che ormai tutti subiamo per le reiterate telefonate, nel corso del giorno e della notte, nel tentativo di venderci un qualsiasi prodotto telematico, estorcendoci un si a telefono, anche inconsapevole, che in Italia sembra abbia valore vincolante di contratto. Tutto per sbarcare il lunario. Nell'attesa di porre l'attenzione verso il fenomeno cercando di portare avanti una proposta per risolverlo, dato che crea problemi ai precari ed agli utenti sottoposti a questo continuo bersagliamento telefonico, riporto un articolo che descrive un libro di Beppe Grillo sul tema.

Beppe Grillo decide di raccontare sul suo blog l'Italia dei precari: milioni di ragazzi venti-trentenni, diplomati e laureati, a volte in nero, quasi sempre con contratti a termine, autonomi o dipendenti, con paghe da fame, senza formazione né futuro.

Lo fa con un libro autoprodotto, che si può comprare solo on line sul suo blog, per poco più di otto euro, disponibile anche in versione digitale gratis sullo stesso sito.

Uno dei capitoli più interessanti è Piange il telefono: dedicato ai precari dei call center, la cui sorte in parte sta cambiando grazie ad accordi sindacali di stabilizzazione in contratti a tempo indeterminato, per effetto della circolare Damiano, ma che rimane uno dei settori lavorativi in cui sfruttamento, stress e dequalificazione sono più presenti.

Alcune testimonianze sono decisamente illuminanti della realtà dei Call Center italiani tipo "Aspettando una telefonata": "Nei call center non si impara un mestiere. Non si costruisce il proprio futuro. Si sta in attesa che il telefono squilli. Oppure che qualcuno risponda, e si faccia convincere ad attivare linee, a comprare prodotti, sottoscrivere abbonamenti. E la flessibilità d'orario comincia presto ad andare in un'unica direzione. Se in sei ore non si guadagna abbastanza per poter sopravvivere, si resta seduti per sette, otto, nove ore. Si fa richiesta per il doppio turno. E nonostante ciò non si costruisce nulla".

"Il futuro resta un discorso ancora da affrontare. Ma non oggi. Oggi bisogna chiamare. Vendere. Capita talvolta, a taluni fortunati, di ricevere un vero stipendio, una busta paga che c'è per tre, quattro mesi. E poi, chissà? E poi puoi restartene a casa perché il contratto è scaduto. A cercare lavoro, sperando di trovare l'impiego per il quale anni di studio sono stati investiti. E finire in un altro call-center".

"Ho la fortuna di aver finalmente trovato un impiego vero, ma vedo mia moglie, e molti altri miei amici arancare fra una cornetta e l'altra. Si capisce questo quanto si parla di precarietà? Che non si tratti di cambiare semplicemente lavoro ogni tanto, ma di lavorare spesso praticamente gratis, chiusi in cubicoli alienanti innanzi a un Pc?"

Scheda
Titolo: Schiavi moderni
Autore: a cura di Beppe Grillo
Editore: Studio Casaleggio
Prezzo: 8,90 euro

sabato 29 settembre 2007

Il business dell'acqua


IL BUSINESS DELLE ACQUE MINERALI
ACQUA IN BOTTIGLIA: LISCIA, GASSATA E QUASI GRATIS


Ma com'è possibile che in un paese noto fin dall'antichità per le sue fonti il 98,2 degli abitanti compri l'acqua imbottigliata almeno una volta l'anno? «E' nata prima la domanda o l'offerta?» In realtà il boom della minerale è stato costruito lentamente, a scapito di un sistema pubblico di gestione e di controllo delle acque di tutto rispetto. Prima di tutto sono stati tagliati i fondi destinati alla manutenzione pubblica, poi si è passati all'assalto del fronte mediatico, essenziale per riuscire a convincere gli esquimesi a pagare la neve.

Ci sono voluti vent'anni ma il risultato è eccezionale: più della metà della popolazione italiana non beve l'acqua del rubinetto ed è disposta a riempirsi la casa di bottiglie, che vanno poi a riempire le discariche, pagando la minerale dalle 300 alle 600 volte più di quella dell'acquedotto. Strano perché, in genere, i cittadini sono sensibili al portafoglio. Ma gli spot sono stati così efficaci che ormai niente sembra distoglierli dalla convinzione che l'acqua del rubinetto sia veleno. Non credono agli amministratori né all'Organizzazione mondiale della sanità che, in un rapporto del '99, non si capacitava del fatto che «benché l'acqua sia disponibile e di buona qualità (...) solo il 47 per cento delle famiglie italiane intervistate dichiara di bere l'acqua del rubinetto».

La legislazione italiana ha parametri molto restrittivi per l'acqua di rubinetto (circa 200) e più generosi (solo 48) per l'acqua minerale (vedi tabelle). Dunque l'acqua di casa è più sicura. E più trasparente: sulle etichette non c'è traccia delle 19 sostanze che dovrebbero essere controllate molto attentamente, come arsenico, cadmio, nichel, cromo trivalente e nitrati. Quanto ai nitrati, la legge dice che per i neonati l'acqua non può contenere una concentrazione di nitrati superiore a 50 mg/l, ma dice anche che se ne contiene fino a 10 mg/l il produttore può spacciarla come «particolarmente adatta per la prima infanzia». Significa solo che è inquinata, ma meno delle altre.
Eppure gli italiani vantano il primato mondiale dei consumi di acqua minerale: 182 litri all'anno a testa (260 euro di spesa per famiglia). Complessivamente sono più di 11 miliardi di litri (con un’impennata dell’8,2% sul 2002) prelevati quasi gratuitamente da 180 fonti pubbliche e imbottigliati a prezzi esorbitanti con oltre 280 marche: un metro cubo di acqua potabile costa 43 centesimi di euro, un metro cubo di minerale tra 300 e 500 euro.
Il 70 per cento del mercato è in mano a poche multinazionali: Nestlè (26% con Pejo, Lievissima, San Pellegrino, Panna, Recoaro,..), Danone (9% con Ferrarelle, Vitasnella, Sant’Agata,..), San Benedetto (19% con Guizza, Nepi, San Benedetto,..) e Co.ge.di (8% con Uliveto e Rocchetta).
I costi di produzione sono minimi perché lo sfruttamento delle fonti demaniali avviene con il sistema delle concessioni pubbliche da cui lo Stato, in base ad un decreto regio del 1927, ricava pochi spiccioli. Quel che è più grave è che oltre l'80 per cento delle acque minerali è imbottigliato in contenitori di plastica e i costi dello smaltimento ricadono sulle Regioni e sui Comuni, che in definitiva spendono più di quanto incassano. A conti fatti, le imprese delle acque minerali pagano la materia prima meno della colla per l'etichetta.
Le carte della Regione Lombardia, la regione con più fonti, parlano chiaro: fino al 2003 le industrie pagavano l'acqua appena 0,003 lire al litro, cento volte meno di quello che un normale cittadino paga l'acqua del rubinetto. Il quadro normativo dice che le risorse idrominerali sono un bene pubblico, fanno parte del patrimonio indisponibile della regione e il loro uso deve essere improntato all'interesse pubblico. E allora non si capisce come sia possibile che in calce alle concessioni «regalate» ad alcune famose minerali figuri la scritta perpetua: significa che alcune multinazionali possono accumulare miliardi vendendo l'acqua di tutti, per sempre, come la San Pellegrino (Nestlé), una delle acque più famose nel mondo, che fino al 2002 pagava 5 milioni e 270 mila lire all'anno per la concessione; e fanno quasi impressione i 33 milioni e 464.500 lire all'anno sborsati per imbottigliare la Levissima (ancora Nestlé). In Lombardia qualcosa di buono è stato fatto infatti oltre al tradizionale canone stabilito sulla base dell'estensione dell'area di concessione è stato imposto un importo proporzionale alla quantità di acqua imbottigliata.
Una lira al litro la tassa; fatti i conti, se nel 2001 la Lombardia incassava dalle industrie la miseria di 260 milioni di lire l'anno, da luglio 2003 incassa 1 milione e mezzo di euro. Una miseria comunque. Tanto più che oggi le industrie pagano alla Regione solo l'acqua imbottigliata (3 miliardi di litri) senza sborsare 1 euro per gli altri 7 miliardi sprecati nelle fasi di lavorazione.

Ecco alcuni dati sui canoni regionali per concessioni di acque minerali:
Ogni regione ha una normativa ad hoc per la disciplina del settore delle minerali sul proprio territorio e stabilisce autonomamente le tariffe. L’adeguamento dei canoni sulla base degli indici Istat è adottato ogni biennio o triennio, con provvedimento amministrativo.
Basilicata: 51,60 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 5160 euro) più 0,30 euro a mc di acqua imbottigliata
Campania: 32,87 euro per ettaro in concessione
Emilia Romagna: 10,33 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 774,69 euro)
Lazio: 61,97 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 2.580 euro)
Liguria: 5,01 euro per ettaro in concessione
Lombardia: 25,00 euro per ettaro in concessione più un “diritto proporzionale alla quantità di acqua imbottigliata” di 0,51 euro ogni mc di imbottigliato
Piemonte: 20,65 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 2.582,28 euro)
Sardegna: 32,10 euro per ettaro in concessione
Toscana: 63,50 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 3.167 euro)
Umbria: 50,00 euro per ettaro in concessione più un diritto annuo commisurato alla quantità di acqua imbottigliata di 0,50 euro ogni mc di imbottigliato

Molto altro resta da fare. Far pagare il prelevato e non solo l'imbottigliato, abrogare le concessioni perpetue, adottare norme antitrust e disincentivare l'utilizzo delle bottiglie di plastica (in Lombardia si vendono 562 milioni 891.000 bottiglie di vetro contro 1 miliardo 936.410 bottiglie di plastica). E' assurdo poi che lo smaltimento di tanta plastica sia a carico della collettività: la Regione Lombardia nel 2001 ha sborsato 50 miliardi di lire per smaltire bottiglie di plastica. Vuol dire che i soldi delle concessioni delle fonti non bastano neppure per pagare un decimo di quanto occorre per liberarsi dei vuoti (5 miliardi di bottiglie ogni anno, che arrivano sui punti vendita con 280 mila viaggi su Tir). E chissà cosa direbbero i consumatori se sapessero che esistono acque così scadenti che ci sono aziende produttrici di plastica che acquistano le fonti solo per vendere le bottiglie.

martedì 25 settembre 2007

La Casta

Questo lettera esula nei contenuti da quelli proposti nel blog, ma ho ritenuto di pubblicarla per tenerne traccia. La politica non è estranea alla tecnologia ed all'ambiente, in quanto soprattutto in Italia, le influenza. Pertanto pubblico questa lettera da me inoltrata a Clemente Mastella nel suo blog: http://clementemastella.blogspot.com/ ; non so se verrà pubblicata, pertanto ne pubblico io copia.

Salve.
da un po' sono incuriosito dal fenomeno dei blog, e da Beppe Grillo. Riguardo quest'ultimo, ciò non significa che ne condivida i modi, ma i contenuti della sua protesta hanno delle basi reali. Pertanto sono convinto che un politico che voglia interpretare quel che pensano i cittadini debba valutare il fenomeno al di la dei toni, nella sostanza, ed agire di conseguenza. Un'azione efficace non è difendersi dagli attacchi, nei blog ed in tv, ma è affrontare poche questioni concrete che diano il chiaro sentore che si tiene in conto della stanchezza dell'opinione pubblica, e che si vogliono dare risposte simboliche e sostanziali chiare. Poche cose, vogliamo elencarle?

- riduzione degli stipendi ai parlamentari, anche europei. Non è facile? i regolamenti? beh, allora cominciamo da subito: spontaneamente, ogni parlamentare, doni a una no-profit il 50% dello stipendio. Ogni mese, in attesa della legge.

- i rappresentanti degli enti locali, delle comunità montane, non vogliono ridurre la loro indennità? bene. Anche per loro, donazioni volontarie. Chi non lo fa viene sospeso, nel frattempo, dal partito di appartenenza.

E cosi via. Se la legge è lenta ad essere redatta, promulgata, allora si proceda per azioni volontarie ed individuali, e ci saranno tanti blog a pubblicizzare questi politici che dimostrano di voler cambiare. indipendentemente dalla loro appartenenza.
Cordiali saluti.

giovedì 23 agosto 2007

Rifiuti, tra Miti e Riti

Abstract:
Si è detto tutto ed il contrario di tutto sulla questione rifiuti, in seguito all'emergenza estiva in Campania.
Molti proclami ed enunciazioni di teorie, dogmi, assiomi. Molta confusione tra aspetti tecnici, legislativi, e di responsabilità gestionali.
Per capire la dimensione del fenomeno, conviene partire da pochi numeri oggettivi, ricavati da fonti ufficiali, come l'ONR (Osservatorio Nazionale Rifiuti) e il BURC (Bollettino della Regione Campania) in modo da ricavare dati generali, applicarli al caso Campania, per capire cosa non ha funzionato, cosa ci si può aspettare nel futuro, sia in Campania che altrove.
L'articolo descrive la situazione oggettiva: quantità di rifiuti prodotti, differenziata, costi per la collettività, proposte per la mitigazione di alcune problematiche più sentite.

La produzione dei rifiuti
In Italia si attesta intorno ai 500 Kg per abitante, per anno (Kg/ab *anno); è in linea con la produzione europea; al sud, ed in Campania, siamo sotto la media italiana, intorno ai 450 Kb/ab * anno. Vale a dire che, mediamente, in Campania ciascun abitante produce in media 1,2 Kg al giorno di rifiuti.
Riguardo la differenziazione la media italiana 2005 è attestata sul 24% (Nord 38%, Centro 19%, Sud 9%). In Campania al 2005 siamo al 10%, peggio in Sicilia (5%) ed in Puglia (9%), regioni molto popolose, in cui è presumibile che il problema rifiuti scoppi molto presto.
In Campania, inoltre, pesa il fatto che la Provincia di Napoli è al 9% di differenziata, ed in essa insiste il 52% della popolazione campana; in particolare, il 17% della popolazione è concentrata a Napoli, il 23% se si considerano solo i comuni di Napoli, Giugliano, Torre del Greco, Casoria e Pozzuoli - un quarto di tutta la regione!! La provincia di Salerno (1 Milione di abitanti) ha un tasso di differenziazione intorno al 20% (la terza migliore del Sud). Cosa vuol dire tutto ciò? Innanzi tutto che, per attenuare fortemente il problema rifiuti, che in primis dipende da una scarsa differenziazione, sarebbe bastato agire con politiche incentivanti la differenziata su un territorio molto limitato (il comune di Napoli ed eventualmente altri 4 comuni), cosa che avrebbe anche limitato molto le problematiche di gestione delle azioni in coordinamento con molte amministrazioni (si sarebbero coinvolte da 1 a 4 amministrazioni locali). In sintesi, portare il tasso di differenziata a Napoli città dal 9% al 20% (in linea con la provincia di Salerno) avrebbe portato il tasso regionale automaticamente dal 10% al 15% circa. Un bel balzo, considerato che l'azione correttiva sarebbe stata applicata in un territorio molto ristretto.

I Costi
Indubbiamente la spazzatura produce affari... e fatturato. Sulla gestione dei rifiuti si è detto, le infiltrazioni camorristiche sembrano la norma, ma questa è materia politica e sociale. Vediamo le motivazioni economiche, che sono quelle trainanti. Per avere un'idea del giro d'affari, si consideri che la sola raccolta sia indifferenziata che differenziata, costa alla collettività circa 10-20 EuroCent/Kg; quindi circa 70 Euro/anno a persona, pari a circa 400 Milioni di Euro all'anno, solo in Campania ... e quasi per caso, nel prossimo POR (Programma Operativo Regionale) sono stati stanziati 400 Milioni di Euro per migliorare il sistema rifiuti.
Chiaramente, la differenza tra differenziare e non farlo, sta nel fatto che, differenziando, i rifiuti poi producono un recupero di danaro, in quanto il rifiuto avrà un valore, che varia secondo il tipo di rifiuto stesso, in quanto esso diviene una Materia Prima Seconda (MPR) (carta, plastica, vetro o metallo riciclato) oppure diviene combustibile (CDR, combustibile da rifiuti) e produce energia termica o elettrica o infine concime (Compost). Nel caso indifferenziato, invece, produce solo altri costi, come quelli ambientali per lo smaltimento in discariche. Tipicamente, un limite "fisiologico" è costituito dal 20% del materiale, che statisticamente andrà in discarica perchè non recuperabile (ad esempio materiale refrattario).


Alcuni trucchi per ridurre i problemi dell'emergenza, ed i roghi.
Per capire come, con azioni semplici e quotidiane, si può ridurre il problema delle emergenze anche sanitarie, basta sapere poche cose:
il rifiuto indifferenziato è composto per il 25-30% da rifiuti organici, che sono i soli che emettono cattivi odori; il resto (carta, vetro, metalli, plastica, rifiuti speciali domestici) è inerte, può essere tenuto in strada o in casa fino alla fine delle emergenze. Quindi, del 1,2 Kg giornaliero pro-capite di spazzatura, il problema è costituito essenzialmente da gestire 300 g al giorno a persona di rifiuto umido, circa 1 Kg a famiglia al giorno, o meglio ad appartamento. Si consideri che, del rifiuto umido, solo una parte, quello di origine animale (carne, pesce) produce cattivo odore, i vegetali molto meno. L'umido o compost, in campagna, si miscela a terra, ed in 8-10 mesi diviene ottimo terreno che si usa come concime. Inoltre, il cattivo odore sparisce in poche settimane. Quindi la predisposizione di compostiere condominiali (compostiera: box in cui lasciare l'umido a diventare concime), da utilizzare quantomeno nei periodi di emergenza, sarebbe la soluzione ottimale per le crisi. Si consideri che 1 Kg di umido occupa un volume di poco più di mezzo litro (0,6 litri), quindi con un contenitore "composter" di 20 litri, una famiglia gestisce 1 mese di emergenza, senza problemi. Se si pensa al limitato ingombro di 20 buste di latte, si capisce quanto sia limitato l'imgombro da gestire (un contenitore cubico di 30 cm di lato).

Come differenziare di più
Questo è essenzialmente un problema di comunicazione e di coscienza civica; quindi per avere maggior impatto, il messaggio che differenziare fa vivere meglio e risparmiare, va inoltrato prima di tutto alle giovani generazioni, ad esempio gli scolari, mediante il loro linguaggio, i giochi: concepire e promuovere giochi che insegnino a differenziare e ne facciano percepire i benefici, è la strada migliore per inculcare i concetti. Esistono già ad oggi, inoltre, gli "ecogames" veri e propri videogiochi, dove si simula la raccolta differenziata e le azioni "ecocompatibili", raccogliendo punti.
Inoltre, andrebbe promosso (per gli adulti) con conversione della TARSU da tassa a tariffa, effettuando degli sconti alle famiglie che conferiscano la differenziata presso centri di raccolta comunale opportunamente predisposti.

Riguardo gli esercizi commerciali ed industriali, l'azione andrebbe apportata mediante l'obblico per gli esercizi che producono rifiuti con prevalenza di un solo tipo (ristoranti, per l'organico; cartiere per la carta; supermercati per i cartoni) a fare la differenziata.

Crediamo che tutte queste proposte siano più facilmente realizzabili e meno impattanti di un bruciatore, che pure è utile nel ciclo integrato, ma adottando queste metodologie potrebbe essere ridotto del 50%-60% il ricorso a tali tecnologie, quindi si potrebbe ridurre il numero o la capacità di tale valore.
Autore: Pietro Carratù

La Nuova Stagione

Da oggi, il Blog "Un Sogno nel Cassonetto" è stato inserito nel Social Network "La Nuova Stagione", movimento d'opinione a supporto della candidatura di Walter Veltroni alla leadership del Partito Democratico (http://www.lanuovastagione.it ; http://www.ilcannocchiale.it).
Tale scelta è stata fatta non tanto e non solo per motivi politici, ma soprattutto in funzione del supporto civile e di apporto di idee che ogni cittadino dovrebbe dare alla comunità. L'intenzione a monte della partecipazione è di fornire spunti di discussione per la soluzione di problemi dei cittadini, legati al quotidiano ma fortemente condizionati dai processi di globalizzazione; si ritiene infatti che i cittadini non siano più molto interessati ad astratti temi politico-ideologici, ma vogliano risposte concrete ed oggettivamente riscontrabili relativamente a tematiche quali Energia, Ambiente, nuovi scenari tecnologici, da cui a loro volta dipendono temi quali Sicurezza, Lavoro, Welfare.

il cannocchiale

sabato 11 agosto 2007

Biocombustibili alla prova dei costi

da: rivista “Biofuels, Bioproducts & Biorefining” e "Repubblica"

Abstract: L'articolo si propone di evidenziare come la tecnologia si sta evolvendo per favorire una corretta produzione di biocombustibile. Ricordiamo che attualmente l'equivalente dei carburanti di origine fossile quali benzina e diesel si ottengono da colture vegetali quali, rispettivamente, la canna da zucchero (etanolo, equivalente della benzina) ed il biodiesel (da olio di colza, mais, olio di semi di girasole, etc), Purtroppo, la recente riconversione dell'agricoltura alla coltivazione per usi combustibili invece che alimentari ha prodotto un aumento dei prezzi di grano e mais per uso alimentare. Per ovviare a questo problema si sta pensando di utilizzare altri tipi di piante che abbiano la caratteristica di non essere utilizzate per uso alimentare e che siano coltivabili ove le coltivazioni alimentari non sono convenienti o possibili. Tale scenario impone di ripensare gli impianti di produzione elettrica e termica, che vanno ottimizzati per il tipo di biomassa che si utilizza.
Il passaggio ai nuovi impianti avrebbe il vantaggio di ridurre la competizione con il grano destinato ai mercati alimentari e permetterebbe la riutilizzazione di materiali destinati allo smaltimento, come nel caso della paglia.

Le bioraffinerie di seconda generazione – quelle che producono biocombustibili da residui vegetali quali legno, foglie e paglia – si sono proposte per lungo tempo come eredi degli attuali impianti che producono etanolo dal grano, ma finora la tecnologia è stata considerata troppo costosa per essere competitiva.
Tuttavia, i recenti aumenti del prezzo dei cereali hanno reso il divario meno evidente, secondo un recente articolo pubblicato sulla rivista “Biofuels, Bioproducts & Biorefining”.
Il passaggio da una materia prima all’altra avrebbe il grande vantaggio di ridurre la competizione con il grano destinato ai mercati alimentari, umani e non, e permetterebbe la riutilizzazione di materiali destinati allo smaltimento, come nel caso della paglia. Inoltre queste materie prime meno pregiate possono crescere anche in terreni poco adatti ad altri tipi di coltivazioni.Due ricercatori che lavorano presso il Dipartimento di ingegneria meccanica dell’Iowa State University hanno stimato i costi di capitale e operativi della produzione di biocombustibile da materiali ricchi di amido e di cellulosa.Hanno così dimostrato che la differenza tra le due tecnologie è ancora notevole per quanto riguarda l’investimento di capitali, ma anche come essa si riduca fortemente nel costo finale alla pompa.
Oltre a ciò i due studiosi hanno confrontato i due approcci ai biocombustibili, quello biochimico e quello termochimico, evidenziando come entrambi richiedano capitali più ingenti rispetto ai tradizionali impianti per l’etanolo derivato dal grano e che essi sono, dal punto di vista dei costi, sostanzialmente equivalenti.

martedì 24 luglio 2007

Energia: I Costi a Kwh

I costi associati alla produzione di elettricità
Il principale svantaggio delle energie rinnovabili è che a tutt'oggi sono molto più costose dei tradizionali combustibili fossili. Lo schema seguente mostra una panoramica dei costi di produzione di elettricità e, in due casi, anche dei costi di produzione del calore per diverse energie rinnovabili messe a confronto coi combustibili fossili. I costi di questi ultimi non includono quelli indiretti relativi alla compensazione del danno ambientale.

Il contenuto di questo articolo si basa su diverse pubblicazioni internet dell'Agenzia Internazionale sull'Energia (AIE) e sulla pubblicazione del ministero dell'ambiente tedesco intitolata "Energie rinnovabili" (2004); autore: Elmar Uherek, Istituto Max Planck per la Chimica, Mainz.


Solare Termodinamico


La tecnologia solare a concentrazione potrà giocare nei prossimi decenni un ruolo fondamentale nella produzione energetica mondiale, sfruttando calore ad alta temperatura da fonte solare per
produrre quantità significative di elettricità – tramite conversione termodinamica - o di idrogeno – tramite scissione dell’acqua per via termochimica - con cicli completamente rinnovabili e senza emissione di gas serra, a costi competitivi.
Il potenziale teorico disponibile nei paesi della “fascia solare” (sun belt) è ampiamente sufficiente per assicurare un contributo significativo alla copertura del fabbisogno mondiale prevedibile; fra questi, i paesi che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo e del vicino Oriente dispongono di potenzialità notevolissime, con costi di produzione dell’energia sensibilmente inferiori rispetto a quanto conseguibile in Europa.
Nell’immediato la tecnologia solare a concentrazione si può integrare - anche in aree dell’Europa meridionale e quindi anche in Italia - alle altre tecnologie rinnovabili (eolica e solare fotovoltaica) che dovranno contribuire alla crescente domanda europea di “elettricità verde”.
L’ENEA è quindi impegnato a sviluppare questa tecnologia solare, ponendosi come principale attore nella attuale fase iniziale, ma ricercando fin da subito applicazioni industriali per consentire all’industria italiana di partecipare a pieno titolo e da subito al nascente mercato globale di queste tecnologie energetiche.
Il programma ENEA copre le fasi che vanno dalla ricerca di laboratorio fino all’industrializzazione in compartecipazione con soggetti industriali, proponendo soluzioni potenzialmente all’avanguardia nel settore. Fra i punti di forza attuali, la realizzazione di un prototipo di collettore solare adatto all’impiego in centrali solari di potenza, la brevettazione di un rivestimento selettivo con tecnologia CERMET di elevate caratteristiche fototermiche e in grado di operare fino a 550 °C, l’esperienza acquisita nell’impiego di sali fusi come mezzo di trasporto e accumulo del calore a basso costo, che consente di realizzare centrali solari in grado di produrre energia elettrica con caratteristiche di migliore dispacciabilità e quindi con maggior valore di mercato.


[NDR] Si noti che il Solare Termodinamico è stato inserito nella Finanziaria 2007 come Fonte Rinnovabile al pari del Solare Fotovoltaico; quindi gli impianti saranno soggetti a sovvenzioni pubbliche sia in ordine alla costruzione che all'emissione di certificati verdi.

Bibliografia:

lunedì 23 luglio 2007

Il Microeolico


ISF-NAPOLI Ambiente & Sviluppo
Le turbine eoliche, soprattutto quelle di piccola taglia, spesso creano confusione fra i non addetti ai lavori. A differenza dei pannelli fotovoltaici che normalmente si somigliano, i piccoli aerogeneratori presentano un’incredibile varietà di forme e misure. Nel suo evolversi la tecnologia ha assunto una configurazione comune tale che, sebbene possano sembrare differenti nell’aspetto, moltissime turbine oggi sono piuttosto simili. Allo stato attuale, le differenze, sono molto più sottili, più di quelle che ci sono tra un pannello fotovoltaico ed un altro. Non esiste una classificazione convenzionale che definisca il microeolico;nel presente progetto si far. riferimento ad una potenza installata inferiore a20kW.
Configurazioni
Le turbine eoliche sono state progettate, nel passato, con varie configurazioni; allo stato attuale praticamente la maggior parte dei generatori sono ad asse orizzontale. Altri invece, e ben pochi, utlizzano una configurazione ad asse verticale (windside ropatec etc.). Esistono diverse configurazioni di turbine eoliche: monopala, bipala,tripala, multipala. All’aumentare del numero di pale diminuisce la velocità di rotazione, aumenta il rendimento e cresce il prezzo. Escludendo il monopala e il multipala che hanno applicazioni particolari, il mercato si è concentrato sul bipala e tripala, orientandosi prevalentemente su quest’ultima configurazione in quanto caratterizzata da coppia motrice più uniforme (e quindi di durata maggiore), energia prodotta leggermente superiore (cioè rendimento maggiore in linea di principio), nonchè, a detta di molti, minoredisturbo visivo, in virtù di una configurazione più simmetrica e di una minore velocità di rotazione, più riposante per gli occhi di chi la osserva.
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Bibliografia:

Un Sogno nel Cassonetto



Il Blog "Un Sogno nel Cassonetto" si propone di pubblicare commenti e referenze di tipo quantitativo e di taglio scientifico rispetto alle tecnologie che si ritiene di maggior impatto nel prossimo futuro. Le tecnologie analizzate si limiteranno prevalentemente agli ambiti ICT (Information and Technology) Energia e Ambiente, nelle sue varie declinazioni ed accezioni.

Argomenti principali ma non esaustivi, possono essere:


  1. ICT: Wearable Computers, Wireress Connectivity

  2. Energy: Renewable Energy, and Combination of renewables (Solare Termodinamico, Fotovoltaico con Polimeri, MicroEolico, Biomasse)

  3. Environment (Ciclo dei Rifiuti)

Il Blog "Un Sogno nel Cassonetto" ha l'obiettivo di aggregare tutti coloro che vedono la tecnologia come uno strumento, non un fine, per migliorare le condizioni dell'individuo e dell'ambiente, oltre che come una sfida intellettuale. Il Blog vuole essere il punto di partenza per un Social Network che abbia gli stessi temi, costituito da coloro che si indentificano negli obiettivi già citati. Il Social Network sarà uno strumento di collaborazione diffusa, di laboratorio di idee, ma non solo. Esso infatti dovrà essere anche un motore imprenditoriale, che permette di catalizzare budget intorno ad idee. Per tale motivo le idee pubblicate dovranno essere compiutamente ed analiticamente descritte corredandole di una completa bibliografia e di fonti esaustive.