Il Blog "Un Sogno nel Cassonetto" si propone di pubblicare commenti e referenze di tipo quantitativo e di taglio scientifico rispetto alle tecnologie che si ritiene di maggior impatto nel prossimo futuro. Le tecnologie analizzate si limiteranno prevalentemente agli ambiti ICT (Information and Communication Technology) Energia e Ambiente, nelle sue varie declinazioni ed accezioni.

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giovedì 23 agosto 2007

Rifiuti, tra Miti e Riti

Abstract:
Si è detto tutto ed il contrario di tutto sulla questione rifiuti, in seguito all'emergenza estiva in Campania.
Molti proclami ed enunciazioni di teorie, dogmi, assiomi. Molta confusione tra aspetti tecnici, legislativi, e di responsabilità gestionali.
Per capire la dimensione del fenomeno, conviene partire da pochi numeri oggettivi, ricavati da fonti ufficiali, come l'ONR (Osservatorio Nazionale Rifiuti) e il BURC (Bollettino della Regione Campania) in modo da ricavare dati generali, applicarli al caso Campania, per capire cosa non ha funzionato, cosa ci si può aspettare nel futuro, sia in Campania che altrove.
L'articolo descrive la situazione oggettiva: quantità di rifiuti prodotti, differenziata, costi per la collettività, proposte per la mitigazione di alcune problematiche più sentite.

La produzione dei rifiuti
In Italia si attesta intorno ai 500 Kg per abitante, per anno (Kg/ab *anno); è in linea con la produzione europea; al sud, ed in Campania, siamo sotto la media italiana, intorno ai 450 Kb/ab * anno. Vale a dire che, mediamente, in Campania ciascun abitante produce in media 1,2 Kg al giorno di rifiuti.
Riguardo la differenziazione la media italiana 2005 è attestata sul 24% (Nord 38%, Centro 19%, Sud 9%). In Campania al 2005 siamo al 10%, peggio in Sicilia (5%) ed in Puglia (9%), regioni molto popolose, in cui è presumibile che il problema rifiuti scoppi molto presto.
In Campania, inoltre, pesa il fatto che la Provincia di Napoli è al 9% di differenziata, ed in essa insiste il 52% della popolazione campana; in particolare, il 17% della popolazione è concentrata a Napoli, il 23% se si considerano solo i comuni di Napoli, Giugliano, Torre del Greco, Casoria e Pozzuoli - un quarto di tutta la regione!! La provincia di Salerno (1 Milione di abitanti) ha un tasso di differenziazione intorno al 20% (la terza migliore del Sud). Cosa vuol dire tutto ciò? Innanzi tutto che, per attenuare fortemente il problema rifiuti, che in primis dipende da una scarsa differenziazione, sarebbe bastato agire con politiche incentivanti la differenziata su un territorio molto limitato (il comune di Napoli ed eventualmente altri 4 comuni), cosa che avrebbe anche limitato molto le problematiche di gestione delle azioni in coordinamento con molte amministrazioni (si sarebbero coinvolte da 1 a 4 amministrazioni locali). In sintesi, portare il tasso di differenziata a Napoli città dal 9% al 20% (in linea con la provincia di Salerno) avrebbe portato il tasso regionale automaticamente dal 10% al 15% circa. Un bel balzo, considerato che l'azione correttiva sarebbe stata applicata in un territorio molto ristretto.

I Costi
Indubbiamente la spazzatura produce affari... e fatturato. Sulla gestione dei rifiuti si è detto, le infiltrazioni camorristiche sembrano la norma, ma questa è materia politica e sociale. Vediamo le motivazioni economiche, che sono quelle trainanti. Per avere un'idea del giro d'affari, si consideri che la sola raccolta sia indifferenziata che differenziata, costa alla collettività circa 10-20 EuroCent/Kg; quindi circa 70 Euro/anno a persona, pari a circa 400 Milioni di Euro all'anno, solo in Campania ... e quasi per caso, nel prossimo POR (Programma Operativo Regionale) sono stati stanziati 400 Milioni di Euro per migliorare il sistema rifiuti.
Chiaramente, la differenza tra differenziare e non farlo, sta nel fatto che, differenziando, i rifiuti poi producono un recupero di danaro, in quanto il rifiuto avrà un valore, che varia secondo il tipo di rifiuto stesso, in quanto esso diviene una Materia Prima Seconda (MPR) (carta, plastica, vetro o metallo riciclato) oppure diviene combustibile (CDR, combustibile da rifiuti) e produce energia termica o elettrica o infine concime (Compost). Nel caso indifferenziato, invece, produce solo altri costi, come quelli ambientali per lo smaltimento in discariche. Tipicamente, un limite "fisiologico" è costituito dal 20% del materiale, che statisticamente andrà in discarica perchè non recuperabile (ad esempio materiale refrattario).


Alcuni trucchi per ridurre i problemi dell'emergenza, ed i roghi.
Per capire come, con azioni semplici e quotidiane, si può ridurre il problema delle emergenze anche sanitarie, basta sapere poche cose:
il rifiuto indifferenziato è composto per il 25-30% da rifiuti organici, che sono i soli che emettono cattivi odori; il resto (carta, vetro, metalli, plastica, rifiuti speciali domestici) è inerte, può essere tenuto in strada o in casa fino alla fine delle emergenze. Quindi, del 1,2 Kg giornaliero pro-capite di spazzatura, il problema è costituito essenzialmente da gestire 300 g al giorno a persona di rifiuto umido, circa 1 Kg a famiglia al giorno, o meglio ad appartamento. Si consideri che, del rifiuto umido, solo una parte, quello di origine animale (carne, pesce) produce cattivo odore, i vegetali molto meno. L'umido o compost, in campagna, si miscela a terra, ed in 8-10 mesi diviene ottimo terreno che si usa come concime. Inoltre, il cattivo odore sparisce in poche settimane. Quindi la predisposizione di compostiere condominiali (compostiera: box in cui lasciare l'umido a diventare concime), da utilizzare quantomeno nei periodi di emergenza, sarebbe la soluzione ottimale per le crisi. Si consideri che 1 Kg di umido occupa un volume di poco più di mezzo litro (0,6 litri), quindi con un contenitore "composter" di 20 litri, una famiglia gestisce 1 mese di emergenza, senza problemi. Se si pensa al limitato ingombro di 20 buste di latte, si capisce quanto sia limitato l'imgombro da gestire (un contenitore cubico di 30 cm di lato).

Come differenziare di più
Questo è essenzialmente un problema di comunicazione e di coscienza civica; quindi per avere maggior impatto, il messaggio che differenziare fa vivere meglio e risparmiare, va inoltrato prima di tutto alle giovani generazioni, ad esempio gli scolari, mediante il loro linguaggio, i giochi: concepire e promuovere giochi che insegnino a differenziare e ne facciano percepire i benefici, è la strada migliore per inculcare i concetti. Esistono già ad oggi, inoltre, gli "ecogames" veri e propri videogiochi, dove si simula la raccolta differenziata e le azioni "ecocompatibili", raccogliendo punti.
Inoltre, andrebbe promosso (per gli adulti) con conversione della TARSU da tassa a tariffa, effettuando degli sconti alle famiglie che conferiscano la differenziata presso centri di raccolta comunale opportunamente predisposti.

Riguardo gli esercizi commerciali ed industriali, l'azione andrebbe apportata mediante l'obblico per gli esercizi che producono rifiuti con prevalenza di un solo tipo (ristoranti, per l'organico; cartiere per la carta; supermercati per i cartoni) a fare la differenziata.

Crediamo che tutte queste proposte siano più facilmente realizzabili e meno impattanti di un bruciatore, che pure è utile nel ciclo integrato, ma adottando queste metodologie potrebbe essere ridotto del 50%-60% il ricorso a tali tecnologie, quindi si potrebbe ridurre il numero o la capacità di tale valore.
Autore: Pietro Carratù

La Nuova Stagione

Da oggi, il Blog "Un Sogno nel Cassonetto" è stato inserito nel Social Network "La Nuova Stagione", movimento d'opinione a supporto della candidatura di Walter Veltroni alla leadership del Partito Democratico (http://www.lanuovastagione.it ; http://www.ilcannocchiale.it).
Tale scelta è stata fatta non tanto e non solo per motivi politici, ma soprattutto in funzione del supporto civile e di apporto di idee che ogni cittadino dovrebbe dare alla comunità. L'intenzione a monte della partecipazione è di fornire spunti di discussione per la soluzione di problemi dei cittadini, legati al quotidiano ma fortemente condizionati dai processi di globalizzazione; si ritiene infatti che i cittadini non siano più molto interessati ad astratti temi politico-ideologici, ma vogliano risposte concrete ed oggettivamente riscontrabili relativamente a tematiche quali Energia, Ambiente, nuovi scenari tecnologici, da cui a loro volta dipendono temi quali Sicurezza, Lavoro, Welfare.

il cannocchiale

sabato 11 agosto 2007

Biocombustibili alla prova dei costi

da: rivista “Biofuels, Bioproducts & Biorefining” e "Repubblica"

Abstract: L'articolo si propone di evidenziare come la tecnologia si sta evolvendo per favorire una corretta produzione di biocombustibile. Ricordiamo che attualmente l'equivalente dei carburanti di origine fossile quali benzina e diesel si ottengono da colture vegetali quali, rispettivamente, la canna da zucchero (etanolo, equivalente della benzina) ed il biodiesel (da olio di colza, mais, olio di semi di girasole, etc), Purtroppo, la recente riconversione dell'agricoltura alla coltivazione per usi combustibili invece che alimentari ha prodotto un aumento dei prezzi di grano e mais per uso alimentare. Per ovviare a questo problema si sta pensando di utilizzare altri tipi di piante che abbiano la caratteristica di non essere utilizzate per uso alimentare e che siano coltivabili ove le coltivazioni alimentari non sono convenienti o possibili. Tale scenario impone di ripensare gli impianti di produzione elettrica e termica, che vanno ottimizzati per il tipo di biomassa che si utilizza.
Il passaggio ai nuovi impianti avrebbe il vantaggio di ridurre la competizione con il grano destinato ai mercati alimentari e permetterebbe la riutilizzazione di materiali destinati allo smaltimento, come nel caso della paglia.

Le bioraffinerie di seconda generazione – quelle che producono biocombustibili da residui vegetali quali legno, foglie e paglia – si sono proposte per lungo tempo come eredi degli attuali impianti che producono etanolo dal grano, ma finora la tecnologia è stata considerata troppo costosa per essere competitiva.
Tuttavia, i recenti aumenti del prezzo dei cereali hanno reso il divario meno evidente, secondo un recente articolo pubblicato sulla rivista “Biofuels, Bioproducts & Biorefining”.
Il passaggio da una materia prima all’altra avrebbe il grande vantaggio di ridurre la competizione con il grano destinato ai mercati alimentari, umani e non, e permetterebbe la riutilizzazione di materiali destinati allo smaltimento, come nel caso della paglia. Inoltre queste materie prime meno pregiate possono crescere anche in terreni poco adatti ad altri tipi di coltivazioni.Due ricercatori che lavorano presso il Dipartimento di ingegneria meccanica dell’Iowa State University hanno stimato i costi di capitale e operativi della produzione di biocombustibile da materiali ricchi di amido e di cellulosa.Hanno così dimostrato che la differenza tra le due tecnologie è ancora notevole per quanto riguarda l’investimento di capitali, ma anche come essa si riduca fortemente nel costo finale alla pompa.
Oltre a ciò i due studiosi hanno confrontato i due approcci ai biocombustibili, quello biochimico e quello termochimico, evidenziando come entrambi richiedano capitali più ingenti rispetto ai tradizionali impianti per l’etanolo derivato dal grano e che essi sono, dal punto di vista dei costi, sostanzialmente equivalenti.